La Ballata del Capro Nero
Parte 1
di
Fabio Chiocchia
La ragazza apre gli occhi di scatto dopo
aver passato le scorse due ore avvolta nell'oblio più profondo. Forse se avesse
saputo ciò che la attende al suo risveglio avrebbe preferito rimanere tra le
braccia di Morfeo. Attorno a lei persone vestite di tuniche nere con i volti
coperti e dinanzi a lei gli occhi spiritati del Capro. Dalla sua bocca
fuoriesce un urlo soffocato che però si affievolisce subito come una candela
oramai consumata non appena il coltello cala sul suo petto penetrandone la
carne e colorando l'altare di un rosso vermiglio. Se ha espresso il desiderio
di tornare all'incoscienza, è stata tempestivamente esaudita anche se ad
accoglierla non ci sono più le delicate e tenui braccia del sonno bensì quelle
più rudi e dolorose della morte violenta. Una morte accolta dalle urla invasate
di quella folla di senza volto che ora lancia invocazioni agli spiriti
infernali mentre con l'ultimo sprazzo di consapevolezza la giovane guarda negli
occhi celati dietro la maschera animalesca dell'officiante che l'ha uccisa,
trovandovi il familiare sguardo di un conoscente. Qualcuno che ha
irrimediabilmente venduto la sua anima a Satana o a chi per lui.
Il suono del cellulare squarciò la quiete
della notte come l'urlo di una banshee in calore e
sulle prime, con la mente ancora offuscata dal sonno, riflettei se non fosse un
bene scagliarlo dalla finestra prima di rimettersi sotto le coperte. Capii
subito che nonostante il verdetto finale optasse per la grazia quello
squillante affare non me ne sarebbe mai stato grato, rifiutandosi di tacere, e
alla fine mi decisi ad accettare la chiamata di Seth. Dall'altra parte la sua
odiosa vocetta mi aggredì l'orecchio.
<Questa la devi vedere Daimon. Passo a prenderti sotto casa prima che la polizia
sgomberi tutto. Dannati dilettanti!>
Questo fu tutto ciò che disse, chiudendo
la chiamata prima che potessi insultarlo. Breve e coinciso, ma non per questo
meno irritante. Mi tirai a sedere stropicciandomi gli occhi prima di cercare
con lo sguardo i miei vestiti. Sapevo di esser stato un illuso quando avevo
sperato di poter dedicare per una volta la nottata al sonno senza che il mio
amato paparino, mia sorella, un qualsiasi membro della stramaledettissima
schiera angelica, uno di quei freak della Legione dei Mostri, una delle mie ex
o in questo caso quel perfetto idiota di Seth potessero fare tutto ciò che era
in loro potere per impedirmelo. D'altronde perfino un membro della Chiesa di
Satana (1) come Seth Lieber ogni tanto
riusciva a trovarmi qualcosa che stimolasse la mia curiosità ed era l'unico
motivo per cui gli permettevo di tirarmi giù dal letto a quel modo, anche in
orari improponibili. Quando la sua vecchia Ford svoltò l'angolo bloccandosi
proprio sotto al palazzo stavo finendo di annodarmi la cravatta al collo e
lasciai che attendesse ancora qualche minuto, mentre indossavo il mio
impermeabile e mi concedevo il tempo di una entrata a sorpresa. Quando battei
le nocche sul vetro dell'auto di Seth questi trasalì forse non attendendosi che
potessi essergli arrivato così vicino senza che neppure se ne accorgesse. Salii
in auto e Seth dopo aver tirato un sospiro mise in moto e partì.
<Ti conviene che sia davvero qualcosa
di interessante o giuro che stavolta ti arrostisco le chiappe! Lo faccio sul
serio!> dissi seccato mentre mi allacciavo la cintura. Una semplice
formalità per un figlio del Demonio quale è il sottoscritto, ma sapete, dovevo
pur salvare le apparenze.
<Daimon Hellstrom che dorme? Mi giunge nuova!> rispose l'idiota
abbozzando un sorriso che si spense subito dinanzi alla mia espressione truce.
Al chè si affrettò subito ad aggiungere: <Ehi
amico è roba che ti interesserà di certo. Solo, dobbiamo sbrigarci prima che
gli sbirri sgomberino tutto quanto!> e detto ciò premette l'acceleratore a
tavoletta fiondandosi per le strade deserte di West Hollywood. Era così tardi
da essere presto e perfino le ultime star del jet set avevano finito di
sniffarsi i rimanenti granelli di cocaina e avevano sbaraccato tutto
andandosene a letto. Questo dava al tutto un aria spenta e smorta ben
differente dall'immagine che di solito si ha di questo posto anche durante la
movida notturna. La Hollywood che piaceva a me, quella silenziosa, che permetteva
a un orecchio come il mio di ascoltare nitidamente quelle voci che nessun'altro
ode. A vivacizzare il tutto comunque sopraggiunsero presto all'orizzonte le
lampeggianti luci delle volanti della polizia. Mentre ci avvicinavamo sentivo
quella strana sensazione, come di un formicolio nello stomaco e capii che la
parte demoniaca che è in me, gentile lascito del mio odiatissimo
paparino, fremeva impaziente. Evidentemente stavolta Seth non aveva fatto un
buco nell'acqua, era davvero accaduto qualcosa che poteva interessarmi e le sue
chiappe potevano tutto sommato considerarsi salve...per il momento.
Appena scesi dall'auto ci incamminammo verso la zona delimitata dal
nastro giallo e come prevedibile tutti cominciarono ad agitarsi come delle
fastidiose mosche appena capirono che degli sconosciuti stavano invadendo il
loro territorio.
<Non fiatare e lascia parlare me...> dissi tra i denti a Seth
quando vidi una donna venire verso di noi con aria agguerrita. Tutti gli
energumeni in alta uniforme si fecero da parte per farla passare, vedendo la
loro virilità di presunti capibranco scomparire davanti a quegli occhi
fiammeggianti incorniciati da ricci capelli castani e dai tratti ispanici del
viso, che puntavano dritti contro di me. Misi immediatamente mano alla tasca
tastando il finto distintivo che portavo con me e tirandolo fuori con un
movimento rapido, ponendolo davanti a me come se fosse uno scudo.
<Damien Maelstrom, FBI! Per servirla!>
dissi assumendo un tono falsamente melenso che non parve però impressionarla
più del mio distintivo contraffatto. Semmai sembrava seccata per non aver
potuto farmi la ramanzina urlata che probabilmente riservava a qualunque civile
provasse a entrare su una scena del crimine per poi cacciarlo a calci. In un
gesto di impagabile femminilità sputò a terra prima di guardarmi di sottecchi e
parlare con la voce meno cordiale che poteva riuscirle
<…Tenente Eva Torres...Che cazzo ci fate
voi federali qui?>
<Ci mandano a Hollywood per lavorare. Non è una vita ingrata?>
chiesi mentre fissavo il punto in cui gli uomini della scientifica stavano
scattando le foto, impaziente di vedere cos'era che attirava così fortemente i
miei sensi. Tornai dunque a guardare la donna, sperando di riuscire a
togliermela rapidamente dai piedi.
<Possiamo renderci però le cose facili a vicenda. Lei mi lascia
fare un sopralluogo e io me ne vado di qui con abbastanza informazioni da
tenere buoni tutti a Quantico>
Lei mi fissò in silenzio per almeno mezzo minuto quindi annuì con un
ringhio e indicò lo stesso punto verso il quale stavo guardando prima, che a
intermittenza spariva e riappariva a causa della forte luce dei flash.
<Il cadavere è laggiù...Veda di sbrigarsi e poi si levi velocemente
di torno prima che cambi idea...>
Alzai una mano in segno di assenso e mi incamminai assieme a Seth mi
seguiva come un ombra. Al Tenente di Ferro Eva Torres ciò però non sfuggì e
afferrò bruscamente il mio compare per il colletto dell'impermeabile.
<Il signore è con lei? Non l'ho visto tirare fuori il suo
distintivo!> disse fulminando Seth con lo sguardo. Io mi voltai verso di lui
per qualche secondo e ignorando la sua espressione speranzosa alzai le spalle
con noncuranza.
<No ha ragione, è solo il mio autista. Può tornarsene
tranquillamente alla macchina!>.
La donna fece un sorriso di trionfo e nonostante le proteste di Seth
due degli energumeni che la circondavano furono ben felici di accompagnarlo al
di là del nastro giallo. Sapevo che nonostante ribollisse di rabbia per questo
mio scherzetto non avrebbe tradito la mia "copertura". Non gli
conveniva.
Appena mi avvicinai alla zona del delitto i miei sensi scattarono
ancora una volta, come impazziti. Digrignai i denti mentre tutto ciò che c'era
attorno a me gridava al demonio. A quanto pareva qualcuno, probabilmente non
avendo di meglio da fare per passare la serata, aveva deciso di organizzare una
messa nera in grande stile e ciò a cui mi trovavo di fronte non era una di
quelle cerimonie che imbastivano gli amichetti di Seth. No, qui qualcuno, anzi
qualcuna ci aveva rimesso la pelle. Una donna era legata a quello che sembrava
un rudimentale altare ricavato da una grossa pietra, aperta in due come un
branzino e il sangue era colato fino a finire a terra. Guardando al suolo non
faticai a trovare immediatamente il pentacolo particolare che era stato
tracciato da chi aveva officiato quella macabra funzione e, se al lavoro su di
esso ci fosse stato qualcuno meno esperto di me questo sarebbe rimasto a lui
sconosciuto, ma io lo riconobbi subito. Non appena mi chinai per esaminarlo
ebbi anche la conferma del materiale di cui era composto. Sangue fresco e succo
di more. Qualcuno aveva cercato di evocare non mio padre, ma qualcuno non molto
lontano da lui nella scala gerarchica, il Capro Nero. Capii che dietro di me
gli occhi del tenente Torres fissavano la mia schiena quasi volessero
tramutarsi in due pugnali pronti a trafiggerla. Da bravo mastino della
giustizia si era rifiutata di lasciarmi avvicinare al corpo da solo e a quanto
pareva mascherava malamente la sua impazienza, così non volendo farle intendere
più del necessario su ciò che potevo aver capito mi tirai improvvisamente in
piedi e scossi la testa.
<Come temevano i miei capi...un altro omicidio a sfondo
satanista...sembra che questo paese stia davvero perdendo quel poco di cervello
che ancora gli rimane! Si sa chi è la vittima?>
<Laura Morris, studentessa
universitaria!> rispose lei con ostilità <Aveva ancora con sè la sacca con i libri e il tesserino. Questo e quello che
può vedere è tutto ciò che abbiamo al momento. Non so neanche come abbiate
fatto voi federali a...>
La interruppi sollevando la mano come a chiederle di fermarsi. Non
volevo assolutamente continuare a sentire le sue volgarità e avevo già visto
quanto mi serviva, ora mi occorreva solamente di togliermi di lì prima che a
qualcuno venissero dubbi sulla mia identità e di poter magari tornare sul posto
non appena i poliziotti si fossero tolti dai piedi.
<Mi hanno mandato qui proprio per indagare sul dilagamento
di queste pericolose sette sataniche e imbattermi in questo macello è stato un
caso, come dire, "fortuito". Spero che quando avrete ottenuto qualche
informazione in più mi farete contattare tramite l'ufficio dell'FBI. Sembra che
da ora questo caso sia anche affar nostro...>
<Sfortunatamente…> disse il tenente
sputando ancora una volta a terra <...per ora in ogni caso non abbiamo nulla
di più da dirle quindi può pure togliersi di torno e smetterla di intralciare
le indagini!> e detto ciò indicò la direzione nella quale anche Seth era
stato portato via. Sfoggiai uno dei miei smaglianti sorrisi e annuii.
<Come dire di no alla richiesta di una signora?> e detto ciò
scavalcai il nastro giallo sapendo che la donna non mi staccava gli occhi di
dosso. Potevo sicuramente aver fatto colpo ma più probabilmente si stavi
insospettendo. Avrebbe fatto delle ricerche e avrebbe scoperto che non esisteva
alcun Damien Maelstrom in seno all'FBI, quindi
difficilmente mi avrebbe mandato quelle famose informazioni che le avevo
richiesto, ma di fatto non ne avevo bisogno. Raggiunsi l'auto alla guida della
quale c'era già Seth, paonazzo per la rabbia, che pensò comunque bene di tacere
appena presi posto sul sedile accanto a lui.
<Abbiamo un omicidio satanico in piena regola. Probabilmente una
nuova moda della movida di Los Angeles. Tu e i tuoi ne sapete qualcosa?>
<Noi non facciamo questo genere di cose!> disse punto sul vivo
Seth mentre metteva in moto l'auto. Per essere un pusillanime irritante e
dall'intelligenza dubbia, a volte riusciva anche a sembrare una persona attaccata
al suo credo e non solo alle pratiche sessuali che avvenivano alla fine delle
cerimonie che tenevano in qualche villino sperduto in periferia.
<No, certo che no.>risposi quindi, rinunciando per una volta al
piacere di irritarlo. Poggiai piuttosto i piedi sul cruscotto e mi presi un
momento per riflettere su ciò che avevo scoperto. Il Capro Nero. Chi mai poteva
aver voluto evocarlo? Solitamente le cerimonie che lo inneggiavano avevano
luogo il 23 di Aprile, a meno che lui stesso non si divertisse a comparire ai
mortali che solitamente provavano ad evocare il dio Pan o Cernunnos,
e credetemi, è sempre stato uno dei passatempi più gettonati di quell'idiota.
Solitamente chi lo vedeva ci cascava con tutte le scarpe non sapendo di starsi
prostrando ai piedi di un demone piuttosto che ai loro dei benevoli.
Chiaramente però non era il 23 di Aprile e qualunque persona potesse ancora
venerare Pan o Cernunnos solitamente non si adattava
bene alla vita hollywoodiana preferendo il caro vecchio New England. Perchè poi evocare proprio lui? I doni che il Capro poteva
conferire erano esigui rispetto a quelli di altri demoni della sua stessa
cerchia.
<Gira a sinistra e poi prosegui sempre dritto. Andiamo dallo
Smilzo> dissi improvvisamente a Seth, il quale si limitò ad annuire con un
cenno del capo. Mentre ci dirigevamo verso la casa di Sam Akroyd
detto lo Smilzo, ebbi l'improvvisa sensazione che due occhi di fuoco mi
osservassero da qualche parte, lungo la strada. Guardai fuori dal finestrino ma
non notai nulla anche perchè quella fugace sentore
svanì subito come era venuto.
Il giovane stava ritto sulla strada continuando a osservare l'auto che
si allontanava. Accanto a lui l'enorme figura nera continuava a suonare una
malinconica melodia con il suo lungo flauto di legno. Sapeva che era nervoso,
poteva intuirlo da come il tono della sua musica era cambiato di botto.
Quell'uomo che era comparso sulla scena della loro ultima libagione era
riuscito a inquietarlo e spaventarlo anche se non aveva voluto dirgli di chi si
trattasse. Lui non aveva osato chiederglielo. Restava solo lì, immobile,
ascoltando il suono del flauto di colui che era divenuto il suo padrone e
aspettando solo che fosse lui a ordinargli di spostarsi dalla strada e di
smetter di guardare quella macchina che oramai scompariva all'orizzonte.
Dopo aver bussato energicamente per cinque volte alla fine riuscii a
tirare giù il buon Sam dal letto. Venne alla porta vestito di un orrendo
pigiama grigio topo e inforcò gli occhiali per metterci a fuoco. Quando mi
riconobbe la serie di irripetibili bestemmie e imprecazioni che aveva lanciato
si placarono di colpo. Con un tocco della mano lo spinsi dentro casa quindi
entrai seguito da Seth, che prima provvide a darsi una guardata attorno per
assicurarsi che nessuno ci avesse visto.
<Evita di farti venire un infarto, Smilzo, sono qui solo per
qualche informazione> dissi intimandogli con un gesto di sedersi sulla sua
poltrona. Ubbidì senza fiatare e io afferrai una sedia accomodandomi davanti a
lui mentre Seth rimaneva poggiato schiena contro la porta.
<Mi serve semplicemente di sapere se è arrivata qualche faccia
nuova nel giro. Diciamo nell'ultimo mese…e non osare
dirmi che non ne sai nulla>.
Sam Akroyd, un ometto insulso e magro come
un chiodo, da cui il suo soprannome, potrebbe essere definito un vero e proprio
nerd del satanismo e dell'occulto. Se qualcuno osa anche solo pronunciare il
nome del mio paparino lui lo viene a sapere, proprio per questo non essendomi
ancora ambientato poi così tanto qui nella Città degli Angeli (come potrei mai,
con un soprannome come questo??) mi servo occasionalmente delle sue
informazioni. Questo non vuol dire che io lo abbia mai trattato troppo
gentilmente, cosa che spiegava la sua agitazione del momento.
<B...bhè che ti devo dire Daimon? C'è quella congrega di pazzi...quelli fissati con
Vampire The Masquerade...i Baali!!
(2) Sai si riuniscono in quel club, il Nocturnia
e si bevono il sangue a vicenda mentre invocano Satana tra un cocktail di
globuli rossi e l'altro. Quei pazzi non sanno quando smettere di giocar di
ruolo...>
Scossi la testa seccato, bloccandolo prima che cominciasse a divagare.
<Non me ne frega nulla dei tuoi amici geek,
Sam, io sono interessato a gente che il Demonio lo evochi per davvero. E se non
cominci a buttarmi giù qualche nome credo che dovrò cominciare ad arrabbiarmi
sul serio. E tu non vuoi che io mi arrabbi, vero Sam?>
<Lupeski!!!> disse allora di getto lo
Smilzo, non lasciandomi neppure il tempo di compiacermi su quanto riuscissi a
esser convincente quando mi ci mettevo.
<Lupeski... (3) >ripetei
soppesando quel nome per qualche secondo ma constatando che non mi diceva
assolutamente nulla.
<Horace Lupeski...E'
uno nuovo...Uno di quelli che vanno tanto oggi tra le celebrità, si presenta
come una sorta di santone e ha un suo seguito tra i vip annoiati di
Hollywood> continuò lo Smilzo senza neppure che glie lo chiedessi <ma
dietro la facciata di ciarlatano sembra essere uno che sa il fatto suo.
Suo zio Anton era parecchio conosciuto in certi ambienti e il nipote deve aver
seguito la stessa vocazione.>
<Davvero un nipote modello...immagino avrai già un fascicolo su di
lui.> dissi in maniera allusiva e il buon Sam si prodigò a farmelo avere
subito tra le mani senza che mi affaticassi a chiederglielo.
<Mmmmh...laureato in Storia delle
religioni... figuriamoci... Ha tentato la carriera attoriale…
deve esser qui che ha conosciuto gli alti papaveri di Hollywood... tutto molto
interessante. Ovviamente non ti dispiace se lo porto via con me vero?>
<Oh no, no, prendilo pure, ne farò
un’altra copia se dovesse servirmi...> rispose lo Smilzo in modo
falsamente ossequioso. Era ovvio che gli dispiaceva, ma dopotutto questo non
era un problema mio no? Quando ti scegli certe passioni devi aspettarti di aver
a che fare con tipacci come me, così brutti, cattivi e menefreghisti.
Lasciato l'appartamento dello Smilzo e liberatomi finalmente anche di
Seth mi presi finalmente il mio tempo per leggermi con più attenzione il
fascicolo su Lupeski. Si dava il caso che un lampo di
genio avesse folgorato il mio cervello facendomi ricordare che la povera Laura Morris era studentessa universitaria. Mi sarebbero bastate
poche ricerche per scoprire che, ci scommettevo, frequentava la stessa
università del caro Horace e che con tutta
probabilità era lì che lui l'aveva irretita e convinta a partecipare all'ultimo
festino della sua vita. D'altronde, a quanto sembrava, nonostante varie
proteste da parte di alcuni docenti Lupeski
collaborava occasionalmente con la sua vecchia facoltà, in alcuni progetti di
ricerca. Non c'era alcun dubbio, avevo trovato il mio uomo! Una lunga parte del
fascicolo era dedicata poi ai suoi rapporti con la crème de la crème del mondo
del cinema e dello spettacolo. Non credereste mai a che nomi si trovavano in
quella lista e non sarò certo io a soddisfare la vostra voglia di gossip, di
sicuro però c'era più di un insospettabile. Amicizie abbastanza influenti da
coprire eventuali omicidi perpetrati in nome di mio padre...o del Capro. Tutto
apparentemente sembrava combaciare per formare una storia che scottava come le
fiamme dell'Inferno e che se resa pubblica avrebbe fatto saltare tante teste.
Ma non era questo che a me interessava. Ciò che io dovevo sapere era perchè Lupeski volesse invocare
il Capro e impedirgli di realizzare i suoi scopi, qualunque essi fossero. Fu
allora che, tornando distrattamente con lo sguardo alla lista di nomi l'occhio
mi cadde su uno di essi e per poco non caddi dalla poltrona. Patsy Walker(4) …. cosa ci
faceva Patsy su quella lista? Provai a rileggere la
lista, sperando di essermi sbagliato, invece quel nome era sempre lì. A volte
ritornano, reciterebbe lo slogan di un film dell'orrore di serie Z e nessuno si
stupirebbe davvero se a terrorizzare il protagonista della pellicola fosse non
un morto vivente ma una sua ex. Nel mio caso non sapevo davvero come sentirmi,
solo non riuscivo a capire cosa lei potesse avere a che fare con Lupeski. Avevo lasciato un segno così indelebile su di lei
da impedirle di avere una relazione seria con gente che avesse a che fare con
il Diavolo e fosse impelagata fino alla punta dei capelli in materie occulte
Sapevo che ultimamente aveva cercato di sfondare come attrice di soap opera ma
non era roba da Hollywood...Non tanto da entrare nel giro di amici di Lupeski…o sì? Gettai
sulla poltrona davanti a me il fascicolo e pensieroso attesi che il sole
sorgesse finalmente su Los Angeles riflettendo su questa inaspettata scoperta e
su come agire da quel momento in poi. Stabilii che la mossa migliore fosse di
avvicinarmi il più possibile a Lupeski e il modo più
rapido per farlo era attraverso l'università. La mia vecchia carica di
Professore di Antropologia alla St.Louis non mi
avrebbe fatto trovare troppe difficoltà nel farmi assumere come ricercatore
negli stessi presunti progetti che il buon Horace
svolgeva tra un sacrificio umano notturno e l'altro. Così indossai il vestito
buono e poco dopo mi trovavo nell'ufficio di Charles Monaghan
direttore responsabile della facoltà di Scienze Umane e Antropologiche, che
scrutava interessato il mio brillante curriculum. Dopo averlo esaminato,
abbassò il foglio e mi scrutò impressionato dalle credenziali che mi portavo
dietro, alcune vere, altre abilmente truccate ad arte.
<Sono davvero colpito signor Hellstrom.
Se la metà di ciò che c'è scritto su questo curriculum è vero, lei sarebbe
davvero un valore aggiunto per il nostro istituto>
<Se crede che sia venuto fin qui per presentarle delle false
referenze allora possiamo anche concludere qui la conversazione> dissi facendo
per alzarmi. Come avevo previsto quel grasso ometto calvo si sporse di scatto
afferrandomi per la manica.
<Ehi, ehi non volevo certo offenderla ma sa com'è, ci è già capitato che si
presentassero dei millantatori pronti ad accaparrarsi un posto nella nostra
facoltà...oh ma non le ho ancora chiesto se gradisce qualcosa, un tè o un
caffè...Clarice...> e premette un piccolo pulsante
su un piccolo interfono. La divertente giostra di servilismo che quell'uomo
aveva avviato mi stava sommariamente divertendo ma il vero "spasso"
arrivò subito dopo quando Clarice entrò. Una donna
sulla trentina abbigliata di un classico vestitino nero che avreste visto
indosso alla tipica segretaria oggetto, insomma qualcosa di ordinario
nell'ufficio di viscidi ometti come Monaghan. Certo
che mi risulti, solitamente, le segretarie non hanno un occhio che gli penzola
dalla cavità orbitale e un aria totalmente assente. La donna avanzò a piccoli
passi verso di noi prima di crollare a peso morto direttamente sulla scrivania
del suo principale. Charles Monaghan rimase per
qualche secondo impietrito, l'urlo che stazionava nella sua gola e faticava a
uscire a causa dello shock che quella vista gli aveva procurato. Io fui molto
più lesto e afferrata per i fianchi la donna la voltai sul tavolo così che
potessi vederne il volto. Dei profondi graffi le solcavano la guancia e
l'occhio le era palesemente stato quasi cavato dalla stessa cosa che glieli
aveva procurati. Un altro urlo agghiacciante arrivò improvvisamente dai
corridoi e ad esso fecero seguito alcune risatine che non avevano niente di
umano. Senza badare ulteriormente a Monaghan mi
lanciai fuori dalla stanza e non appena uscii dal suo ufficio, finalmente il
bel tomo riuscì a sfogare tutto il suo dolore. Ringraziai di essere uscito per
non dover assistere a quella scena patetica e lacrimevole. Ciò che mi si
presentò nei corridoi della facoltà aveva dell'incredibile. Le pareti erano
schizzate di sangue e studenti e professori correvano dappertutto, inseguiti da
bestie simili a grosse scimmie pur se meno pelose e con delle grosse orecchie a
punta. Alle mani mostravano lunghe unghie affilate che usavano per graffiare
chiunque cadesse nelle loro grinfie. A
terra pezzi del loro truculento divertimento ornavano la pomposa moquette con
una fantasia di rosso sangue, dita umane e bulbi oculari, più qualche altro
pezzo anatomico qui e lì per non rompere la monotonia. Chiunque non fosse stato
me sarebbe fuggito di fronte a quella vista come una scolaretta in lacrime ma
pochi altri avevano camminato nelle lande infernali come il sottoscritto e cose
come questa laggiù erano la prassi. Uno di quegli esseri, sorpreso
nell'infierire su una delle sue vittime, oramai ridotte a un puzzle di ossa e
sangue, non sembrò gradire troppo il mio arrivo e mi si lanciò contro,
commettendo il più grosso errore che poteva fare. Con un gesto di stizza lo
afferrai stringendogli con una mano il volto e arrostendoglielo senza troppo
sforzo. Quell'essere demoniaco si dimenò per qualche secondo per poi rimanere
perfettamente immobile. Gettai via la sua carcassa e avanzai mentre finalmente
mi lasciavo totalmente andare. Il pentacolo cominciò a marchiarsi lentamente a
fuoco sul mio petto mentre mi sbottonavo la giacca e in seguito la camicia.
Quegli insulsi vermi pelosi si scostavano, atterriti, al mio passaggio come se
avessero visto mio padre in persona, e filavano a nascondersi dove potevano.
Gettai via i miei indumenti quindi allungai la mano e dal nulla il mio tridente
si materializzò accanto a me. Mille occhi di umani e non fissavano ora tremando
come foglie la mia demoniaca figura mentre dalla mia bocca cominciavano a
uscire parole, pronunciate nella lingua infernale, l'idioma con cui i servi di
mio padre conversavano quando non entravano in contatto con i mortali. Di colpo
una nuova consapevolezza era affiorata alla mia mente e ora capivo finalmente
chi erano quei luridi cosi pelosi e assetati di morte. Erano gli schiavi del
Capro, i suoi sanguinari folletti che popolavano i neri boschi dove lui
dimorava quando non veniva evocato sul nostro Piano Materiale. Appena udirono
quelle parole, pronunciate in quella lingua che avevano tante volte udito dalla
bocca del loro terribile padrone quei mostriciattoli si gettarono in ginocchio,
senza osare muovere un muscolo. Ripetei furioso le mie domande. Cosa ci
facevano lì? Chi li aveva evocati? Dove si trovava il Capro? Nessuno di loro
osava rispondermi, presi tra la paura che provavano nei confronti del loro
Signore e quella istintiva che sentivano nei miei confronti. Fu allora che un lentigginoso
spilungone occhialuto irruppe nel corridoio, sporco di sangue e di lacrime,
barcollando sfinito come se avesse compiuto una lunga corsa, balbettando
inizialmente parole senza senso, prima di riuscire a dire qualcosa di
intellegibile.
<Oh Misericordioso Padre.... Seme impuro della Terra…
suonatore di vili commedie...>
Riconobbi subito quelle parole. Erano l'incipit dell'ode che si
intonava per invocare il Capro. Fui subito su di lui afferrandolo per il collo
e sbattendolo contro il muro, penetrandolo con due occhi fiammeggianti di
rabbia.
<Chi sei? Chi ti ha insegnato queste parole? PARLA!> ringhiai,
stavolta senza usare il linguaggio infernale, e quello sembrò risvegliarsi
improvvisamente da una specie di trance. Inizio a piagnucolare mugolando di
nuovo frasi senza senso e poi aggiungendo:<Volevo diventare potente come Horace... come Horace...>
Allentai la presa lasciandolo cadere bruscamente a terra e con tono
perentorio gli chiesi dove fosse Lupeski, ma oramai
quell'insulso vermiciattolo era talmente sotto shock che non avrebbe più detto
una parola. Sospirando seccato, mi voltai dunque verso gli immondi esseri che
avevano reso quei corridoi un carnaio, capendo che era giunto il momento di far
pulizia. Puntai il tridente contro un gruppo di essi e fiamme roventi
scaturirono fuori dalla punta dandosi all'inseguimento di quei mefitici
folletti. Senza distruggere nulla di ciò che incontravano sulla propria via, le
fiamme infernali si propagarono lungo i corridoi inseguendo senza pietà alcuna
i pelosi servi del Capro che urlando e imprecando tentarono una disperata
quanto inutile fuga. In poco tempo non rimase di loro che delle fumanti masse
maleodoranti che si sbriciolarono riducendosi prima in polvere e poi svanendo
del tutto. Quando anche l'ultimo folletto tirò finalmente le cuoia lascia pian
piano scemare l'Anima Infernale che avevo sprigionato e mentre il tridente
svaniva, i miei occhi perdevano quella luce demoniaca che tanto donava loro.
Raccolsi la camicia e la giacca da terra, dove le avevo scagliate poco prima.
Per fortuna non si erano macchiate di sangue, nonostante tutto erano una bella
giacca e una più che discreta camicia. Quindi buttai un occhio alle telecamere
di sicurezza, capendo che non potevo permettermi che qualcuno vedesse i video di
sorveglianza, non con me che vi comparivo in bella mostra per la gioia di tutti
coloro che si sarebbero messi alla caccia di un colpevole per tutto quel
macello. Purtroppo in quel momento il rumore delle sirene della polizia mi
fecero capire che i miei minuti erano contati. Imprecando corsi verso l'uscita
di servizio più vicina e mi infilai dietro uno dei cespugli mentre un tripudio
di sirene mi annunciava l'arrivo delle volanti all'entrata principale. In pompa
magna la mia nuova "amica", il Tenente Eva Torres scese dall'auto
abbaiando ordini ai suoi uomini, che si precipitarono subito dentro la
struttura, inconsapevoli ancora del mattatoio che avrebbero trovato. Sapevo che
avrebbero senz'altro preso i video di sorveglianza ma di sicuro ci avrebbero
messo un po’ per esaminarli. Questo mi
dava la possibilità di impadronirmene in qualche modo prima che potessero
farlo, in quel momento mi conveniva però allontanarmi se volevo evitare che la
"dolce" Eva scovasse il finto federale che l'aveva tanto fatta imbestialire
sulla scena di un crimine. Ricapitolando la situazione in cui mi trovavo, un
pazzo fanatico aveva con tutta probabilità evocato un demone qui sul nostro
piano materiale, sfruttandone i favori in cambio di non sapevo ancora cosa e
generando le invidie di un babbeo dilettante, che aveva provato a compiere un
evocazione simile alla sua con risultati disastrosi. In questa già intricata
faccenda era poi sbucato fuori anche il nome della mia ex Patsy
Walker, che ancora dovevo capire in che maniera fosse
in rapporti con Horace Lupeski.
E come se non bastasse ora il vostro Affezionatissimo si apprestava a
infrangere spudoratamente la legge per non rischiare di essere accusato di una
serie di omicidi in cui, per una volta, non c'entrava nulla...
Ditemi voi se la vita di Daimon Hellstrom possa definirsi noiosa....
Continua.
NOTE:
1- Organizzazione
religiosa fondata nel 1966 da Anton Levay. Professa
un tipo di satanismo prettamente umanistico e che guarda alla gratificazione
fisica e mentale dei suoi adepti. Vedono Satana più come un concetto che una
vera e propria entità, quindi ho pensato fosse divertente immaginarne un membro
in un mondo in cui la esistenza del Demonio è comprovata.
2- Noto gioco
di ruolo in cui si interpretano dei vampiri, molto gettonato per esser giocato
dal vivo. I Baali sono uno dei clan vampirici del gioco, dediti a servire i demoni e a
prodigarsi per portare l'Inferno sulla terra.
3- Un cognome
per nulla nuovo ai fan di Tomb of
Dracula, Anton Lupeski è infatti il capo di una setta
satanica con cui il Principe di Valacchia si scontra nell'ultimo ciclo di Marv Wolfman. Horace
è chiaramente un suo parente e ha ereditato la passione per l'evocazione di
entità maligne.
4- Patsy Walker, alias Hellcat, ex membro
dei Difensori e dei Vendicatori e anche ex moglie proprio di Daimon Hellstrom. Un tempo ha
condiviso con lui la professione di investigatrice dell'occulto.
Qui comincia la mia nuova avventura con
un personaggio che mi ha sempre affascinato, Daimon Hellstrom, e con l'universo horror Marvel per cui ho sempre
avuto una predilezione. Peraltro sono appassionato di occulto e demonologia
quindi non potevo chiedere personaggio migliore. Un personaggio diverso da T'Challa (di cui ovviamente continuerò a scrivere la serie),
di fatto quasi un villain vestito da eroe e non certo
la più simpatica delle persone. D'altronde quando sei il figlio di Satana
nessuno dovrebbe aspettarsi che tu sia la persona che assumeresti come baby sitter per tuo figlio. No, invece è senza mezzi termini un
vero bastardo, manipolatore, opportunista e difficilmente disinteressato
nell'aiutare gli altri. Ed è proprio ciò che lo rende così interessante da
scrivere. Spero che mi seguirete anche in questa avventura come mi state
seguendo (anche qui spero) in quella wakandana al fianco
di Pantera Nera.